Il patrocinio a spese dello Stato, comunemente noto come “gratuito patrocinio”, è un istituto che consente ai soggetti meno abbienti di agire e difendersi in giudizio con un avvocato il cui compenso è a carico dello Stato.
Il gratuito patrocinio può essere richiesto sia per le cause di natura civile, che penale, amministrativa o tributaria; sia per il primo grado, che per l’appello, che per il ricorso in Cassazione.
La legge fissa una soglia di reddito al di sopra della quale non è possibile ottenere il gratuito patrocinio. In particolare, il richiedente deve essere titolare di un reddito imponibile Irpef, risultante dall’ultima dichiarazione, attualmente non superiore a 11.734,93 euro, periodicamente adeguato.
Per calcolare il reddito:
- si tiene conto anche dei redditi che per legge sono esenti dall’Irpef o che sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta o a imposta sostitutiva, come ad esempio i redditi derivanti dagli assegni di mantenimento;
- quando l’interessato convive con il coniuge o con altri familiari: si sommano ai redditi del richiedente i redditi di ogni componente della famiglia. In tale calcolo, sono ricompresi anche i redditi di chi, pur non essendo legato da vincoli di parentela o affinità, convive con il richiedente e contribuisce, dal punto di vista economico e collaborativo, alla vita in comune. Non si sommano invece i redditi del familiare che, pur risultando fiscalmente a carico del richiedente, non convive con lui.
Quando però in contestazione sono i diritti della personalità o quando gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli dei familiari conviventi, si tiene conto del solo reddito personale. Così, ad esempio, in una causa di separazione o di divorzio, il coniuge privo di redditi può accedere al gratuito patrocinio nonostante l’altro coniuge sia benestante.
Il gratuito patrocinio spetta sempre, anche se vengono superati i limiti di reddito appena indicati, nel caso di reati di violenza sessuale, stalking, maltrattamenti contro familiari e conviventi, pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, nonchè di reati commessi in danno di minori.